Il commissario Spinelli e i sepolcri imbiancati, di Alfredo Ricciardi. Romanzo.
È un sabato solitario e malinconico quello del commissario Nando Spinelli: nessun impegno di lavoro, nessun amico con cui uscire, niente di niente. Uno di quei giorni in cui il peso di trovarsi in quella Foggia a lui così estranea diventa insostenibile, e allora meglio mettersi in macchina e tornare nella sua bella Ascoli, da mamma e papà, almeno un buon pranzo si rimedia. La trasferta però viene interrotta sul nascere da una chiamata della questura: un uomo è stato trovato morto nel cortile della sua abitazione, in circostanze sospette.
Supportato dalla sua squadra, uomini e donne ciascuno con i propri pregi e difetti, sogni e segreti, Spinelli porta avanti un’indagine che a ogni passo non fa che delineare la vittima come un uomo caritatevole, tutto casa, chiesa e lavoro, stimato e ben voluto da chiunque lo abbia conosciuto… peccato per quella storia cui tutti accennano: e se non fossero soltanto pettegolezzi delle solite malelingue?
In una città calda e assolata, il commissario Spinelli – al suo esordio nella vasta e variegata scena del giallo italiano di provincia – si muove tra gente diffidente e insieme generosa, a disegnare una realtà tanto inaspettata quanto autentica.

Dal libro
Quando finalmente si misero tutti a sedere, la vecchia bigotta poté continuare la sua perlustrazione dei presenti, tanto non era interessata alle letture. Le aveva sentite un milione di volte, le sapeva a memoria: tutto sommato, erano sempre le stesse da duemila anni a questa parte. Ma non appena don Roberto si avvicinò al leggio per dare un’altra bella incensata, saltò la corrente in tutta la chiesa. Anzi, la corrente saltò in tutto il quartiere. Colpa dell’assorbimento dei tanti condizionatori accesi per combattere il grande caldo, pensò qualcuno. Presagio della sventura che si sarebbe abbattuta su quella comunità, pensarono tutti in seguito, con il senno di poi.

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