Biografia

Maria Campeggio, poetessa.
Maria Campeggio nasce l’8 settembre 1967. Dopo la maturità magistrale, si laurea prima in Pianoforte presso il Conservatorio “T. Schipa” di Lecce (1993) e poi in Didattica della Musica presso il Conservatorio “N. Rota” di Monopoli (2004).
Successivamente frequenta master e corsi di perfezionamento e nel contempo si dedica all’attività didattica in ambito pianistico, non tralasciando il ruolo di Direttrice artistica di vari concerti. Appassionata da sempre di letteratura e poesia, nel 2014 pubblica la sua prima silloge poetica “La rosa di Gerico”, nel 2021 la raccolta dal titolo “Cristalli d’anima” e nel 2022 “E di nuovo venne l’alba”.
La partecipazione a concorsi letterari nazionali e internazionali le consente di essere assegnataria di numerosi riconoscimenti. A tal proposito nel luglio 2021 risulta Vincitrice assoluta al “Premio Poiesis” di Tricase.
“Di pura luce” è la sua quarta opera.

Bibliografia

Di pura luce, di Maria Campeggio. Opera curata e garantita da Storie di Libri. Collana: Le poesie.
Dalla prefazione della Dr.ssa Antonia Occhilupo. Il suo palpitare travagliato si trasfigura in un canto imperioso, in un tutt’uno con l’universalità del linguaggio poetico. Le sue liriche infondono impegno, autostima, coraggio, coerenza, libertà, forza: Risorgi da te stessa, in te c’è una forza indomabile che valica ogni confine. Senza alterigia ma con umiltà, senza egoismo ma con gratitudine, senza indifferenza ma con umanità, Maria risorge come l’araba fenice – Post fata resurgo – che rinasce quando si presentano le avversità, diventando sempre più resiliente.
Questa è la vera forza della vita, questo è il vero insegnamento che ci lascia Maria Campeggio, con questa sua straordinaria silloge Di pura luce.

E di nuovo venne l’alba, di Maria Campeggio. Opera curata e garantita da Storie di Libri. Collana: Le poesie.
Dalla prefazione del Professore Onorario nell’Università del Salento Hervé A. Cavallera. Maria Campeggio ha raccolto in E di nuovo venne l’alba un corpo di poesie che rappresenta in maniera suggestiva, attraverso immagini-stati d’animo, la sua visione della vita ed è anche, per tanti aspetti, un’autobiografia di sentimenti, di attese, di gioie, di delusioni. La raccolta è di vasto respiro e i temi sono diversi, sì da non potersi sintetizzare in poche righe, affidando al lettore il senso dei richiami e dei collegamenti, peraltro implicitamente ben presenti nella struttura del testo. Il tutto in un’atmosfera che vaga tra l’onirico e il reale, tra il ricordo e l’attesa.
La raccolta poetica di un’Autrice, già meritevole di vari apprezzamenti, è sotto tale profilo la testimonianza che della poesia, come delle altre forme veramente artistiche, non si può fare a meno perché non ripresenta quello che ognuno di noi è, in quanto tale, diverso rispetto al proprio prossimo, ma illustra l’aspetto unificante che è quello del sogno, di un sogno inteso nel senso più alto: quello di andare oltre i confini della propria particolarità e di intendere ciò che ci circonda, in un collegamento spirituale con l’altro, in uno stupore di fronte alla bellezza dei paesaggi che riescono a generare un dialogo interiore. Sono attimi intensi, che non scompaiono e anzi vivono come fonte che si vuole daccapo sgorghi nell’animo nostro.

Cristalli d’anima, di Maria Campeggio. Anno 2021, poesie.
Maria Campeggio conosce il valore salvifico della poesia, come lenimento dal tramenio della vita, quasi balsamo per i mali e le brutture da cui è colpita l’attuale società. La poetessa, per quell’umanissimo bisogno di comunicazione che è proprio di tutti, è disponibile a squadernare il suo album poetico e a condividere le sue accensioni liriche, certi “momenti dell’essere”, per dirla con Virginia Woolf, e lo fa con testi nei quali il reticolato poetico di emozioni, sussulti, suoni, colori, si dispiega quasi come logos svelato che spazza via le interrogazioni sul senso della vita, i dubbi e le incertezze che denotano un vuoto, proprio di quest’era in dissoluzione, ma da cui la poetessa sembra essere immune perché salva nel proprio credo e niente affatto disposta a barattarlo per le mode effimere, per le convenienze del momento.
I lettori, comunque, giudici finali di ogni opera, troveranno altri semi di senso sparsi in questa silloge in cui potranno ben apprezzare la poesia di Maria Campeggio.
Paolo Vincenti

La rosa di Gerico, di Maria Campeggio. Anno 2014, poesie.
Delicata, eppure aspra e dolorosa la poesia di questa autrice, che compone il verso ora come tenue acquerello dove i colori della terra e i paesaggi sfumano leggeri, ora duro e deciso come un muro da oltrepassare per andare oltre e riuscire a rubare il mistero del sole. Puntuale e accurata, la scelta dei vocaboli definisce una scenografia generale attenta ai particolari, dove comunque non si riesce ad individuare un’unità di stile, ma una varietà stilistica legata ai contenuti da esprimere, che cambia di volta in volta sotto l’urgenza dei vissuti.
La musica delle parole diventa festa per inebriarci di cielo, indica la strada per non perdersi nonostante dentro urli il silenzio. Le esperienze negative, le delusioni, il dolore della perdita, la fatica del quotidiano, attraverso il mestiere di scrivere si trasformano, divengono dimensioni dell’anima, anima che non vuole lasciarsi andare alla sconfitta, che ha ancora il gusto della sfida, che è capace di amore.
Amore per la vita. Amore che vola alto come un aquilone in una giornata di vento, amore che l’angoscia non piega e che, per incantesimo, fa fiorire le favole di notte.
Franca Capoti

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